"Il Sentiero della Libertà"



Non sempre le "traversate", come venivano chiamate, avevano fortuna. Capitava, non infrequentemente, che si finisse intercettati dalle ronde tedesche che pattugliavano i passi e le creste. Ormai è risaputo, che l'attuale Presidente della Repubblica il 24 marzo del '44, con la guida Alberto Pietrorazio e una sessantina di ardimentosi italiani e stranieri, come testimonia lo stesso Presidente nel suo diario donato al liceo scientifico di Sulmona, con una marcia notturna di 25 ore, nella neve e nella tormenta, raggiungeva Taranta Peligna e, quindi, Casoli. Sappiamo che, per un puro caso, Ciampi non partì con la spedizione della settimana precedente, guidata da Domenico Silvestri. Sarebbe finito nelle mani dei tedeschi. La fortunata spedizione che, comunque, ebbe una decina di dispersi, e che vide Ciampi inquisito dagli alleati perché sospettato ingiustamente di collaborazionismo con i tedeschi, permise, all'allora sottotenente, di ricongiungersi, a Bari, al suo ricostituito reparto, il IX Autieri. E portare a compimento la missione affidatagli dal suo Maestro, il filosofo Guido Calogero, condannato al confino a Scanno: consegnare alla casa editrice Laterza il proprio manoscritto sul liberalsocialismo. L'allievo Ciampi lo aveva portato nascosto nei calzettoni, come un prezioso contributo al dibattito politico della rinascente democrazia.
Ebbene, nei giorni 24, 25, 26 maggio 2002, una marcia, la II edizione de ""Il Sentiero della Libertà"" ha ripercorso l'antico tragitto, ricongiungendo idealmente le popolazioni dei paesi al di qua e al di là della Majella: Sulmona, Campo di Giove, Taranta Peligna, Lama, Casoli. Cinquecento persone, soprattutto studenti italiani e stranieri, ai quali, lungo la strada si univano spontaneamente e festosamente le popolazioni locali. L'inclemenza di una primavera bizzarra non ha scoraggiato i partecipanti che, attrezzati di mantelle e, persino, di ombrelli hanno percorso il sentiero in 18 ore di marcia. La pioggia ha impedito che la cerimonia di partenza si tenesse, come l'anno scorso alla presenza di Carlo Azeglio Ciampi, nella piazza Maggiore di Sulmona. Si è tenuta nel palazzetto dello sport.
Ospite d'onore, quest'anno, Giovanni Bachelet, che con tutta la famiglia ha affrontato le fatiche della lunga marcia. Parole dense di significato le sue. Fra l'altro ha detto: "Mio padre mi diceva: la libertà non è conquista definitiva: ogni generazione deve pagare un prezzo per conquistarla o conservarla. Così è capitato a mio padre che ha pagato con la vita il suo servizio allo stato democratico. Ma dalla guerra ad oggi è capitato a molti altri. Ieri abbiamo commemorato i dieci anni dalla morte di Giovanni Falcone, della moglie e della sua scorta (...)".
E, rivolgendosi agli studenti, " Il vostro studio in questi anni di scuola, in particolare lo studio della storia, che questa manifestazione vi fa rivivere e capire in modo diverso dal solito, è perciò uno strumento essenziale. La memoria di ieri è essenziale per capire chi siamo oggi, e da che parte stanno, oggi, la giustizia, e la libertà; per capire che cosa, oggi, possiamo e dobbiamo fare per promuoverle e difenderle. Concluderei con un motto caro ad Antonio Gramsci, che pagò con lunghi anni di carcere i suoi ideali: istruitevi, perchè abbiamo bisogno di tutta la vostra intelligenza."
Fra gli interventi degli ospiti stranieri, il più toccante quello tedesco: un'amara presa di coscienza sul nazismo e la guerra.Al Guado di Coccia, davanti al cippo di Ettore De Corti, ucciso dai tedeschi il 18 settembre del '43, prima vittima del "Sentiero della Libertà", un ricordo e un minuto di raccoglimento dei cinquecento. Nel vento freddo del passo. Al sacrario della Brigata Majella a Taranta Peligna i marciatori si incontrano con i sindaci del paese e dei comuni limitrofi, con il Presidente della Regione, il Vice Comandante della Brigata Majella.
Il discorso del sindaco è partecipazione dolorosa dei ricordi del suo paese distrutto dalla guerra: la cancellazione dei luoghi dell'infanzia e delle cose più care. Si scopre la lapide in pietra della Majella sulla rocciosa parete prospiciente il sacrario, a memoria del 2° "Sentiero della Libertà". In serata, un spettacolo teatrale di poesia e canto corale sul filo dei ricordi bellici, fra i suggestivi ruderi della chiesa di S. Biagio. Fra gli autori dei testi e nel coro lo stesso sindaco, la giunta e cittadini tarantolesi: un intero paese.
Lungo il fiume Aventino gonfio di acque, si arriva a Casoli, sotto una pioggia torrenziale. Il tempo di rifocillarci, per entrare in corteo con le autorità di Casoli e dei paesi del circondario, in fascia tricolore, e dell'Amministrazione provinciale. Un saluto caloroso. Senza retorica: un abbraccio festoso di popolo. Di tutto il popolo di Casoli e dei dintorni. Tanta folla. Una gioia collettiva e contagiosa. Tanti ti avvicinano, vogliono parlarti, conoscerti. Dal palco, fra la commozione collettiva, gli interventi delle autorità e dei promotori sottolineano il senso storico e ideale della manifestazione. Un solo rammarico, in tutti. Lo esprime il sindaco di Casoli: la mancata partecipazione del Presidente della Repubblica: Casoli lo vide carcerato, Casoli lo vuole salutare Presidente. Si cena nella piazza tutt'insieme: marciatori e casolani. Siamo in millecinquecento. Si fraternizza. Si ricorda. Si scioglie la stanchezza nel ballo.
Si chiudono così tre giorni sulle montagne abruzzesi, per un' "esperienza di vita". Per una speranza. Un sogno. L'appuntamento è al prossimo anno. "Il Sentiero della Libertà", come idea e come realtà, vuole essere metafora del cammino dell'uomo verso la liberazione dalle tragedie del passato e da ogni forma di schiavitù del presente. Un momento di riflessione e di impegno perchè l'uomo non sia più nemico dell'uomo. "Il Sentiero della Libertà" è un'occasione: a ciascuno il compito di renderla efficace.
Sulmona, 4 giugno 2002
Ezio Pelino
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